giovedì 6 maggio 2010

Appello ai docenti della Facoltà

All’attenzione del corpo docenti dell’Università degli Studi di Siena.
Quando il governo viola i diritti del popolo, l’insurrezione è il più sacro dei diritti e il più indispensabile
dei doveri” (art. 35, cost. francese 1793)


Dopo mesi di tensioni e mobilitazione gli studenti dell’Ateneo senese hanno deciso, in un’assemblea
congiunta di cittadini,docenti, ricercatori e lettori, l’occupazione dell’edificio di San Galgano.
A fronte di un generalizzato attacco all’istruzione pubblica, gli studenti reagiscono con l’arma affilata della
critica: resistere, contro la cultura dominante, resistere contro l’aziendalizzazione e la privatizzazione
dell’Università.
La decisione è scaturita dalla necessità di non lasciare soli i lettori, e tutti coloro che, in nome di una politica
di tagli, senza una visione di prospettiva e di rilancio, verranno cancellati dal libro paga dell’Ateneo.
Questa lettera vuole essere un invito a tutta la classe docente a non lasciarci/lasciarsi soli: la base della
protesta è la volontà, il nostro è un appello ad essere uniti.
Protesta e sapere critico sono i fondamenti della democrazia: protestare per il diritto all’insegnamento è un
nostro dovere.
I movimenti precedenti hanno avuto scarso successo: divisioni e personalismi hanno sempre concesso un
vantaggio fin troppo ampio ai lobbisti dell’istruzione, ma oggi tutti siamo sotto attacco e l’egoismo può
cedere il passo alla volontà.
L’impoverimento dell’istruzione forma persone facilmente controllabili: oggi non lottiamo solo per un
contratto, per un corso o per le rate universitarie; oggi lottiamo per lo studio e per l’insegnamento, per
l’Università pubblica e per la libertà di ricerca.
Invitiamo i Sig.ri Docenti e Lettori a dare un segnale forte contro la dismissione del sistema di formazione
bloccando immediatamente le attività didattiche.
Vogliamo pertanto, che l’amministrazione ritorni sui suoi passi e continui a garantire i corsi di lingua
straniera e che il governo abroghi i provvedimenti previsti dalla l.133/08, ritirando quindi il disegno di legge
Gelmini e i provvedimenti che destrutturano la didattica e il diritto allo studio.
Per ricostruire una cultura realmente critica e difendere la libertà di ricerca e di didattica serve una lotta
condivisa da TUTTI i membri della comunità accademica.

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